manifestazione a verona Contro l’invasione psichiatrica nella scuola e nella famiglia

– Comunicato stampa –

Contro l’invasione psichiatrica nella scuola e nella famiglia
Proteggiamo i nostri bambini dagli abusi di psicofarmaci e dagli allontanamenti superficiali dalle famiglie

Verona. Il Consiglio Comunale di Verona aveva approvato il seguente ordine del giorno del Consigliere Massimo Mariotti per proteggere i nostri bambini dalla recente ‘invasione psichiatrica’ nelle scuole e nelle famiglie: “Una certa Psichiatria si sta assicurando che milioni di bambini non abbiano un futuro sano. In Italia, al 9% dei bambini sono stati diagnosticati disturbi psichici secondo il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). Una recente campagna di marketing, portata avanti da alcuni psichiatri, sostiene che tutti i problemi mentali derivano da uno ‘squilibrio biochimico’. Questa è un opinione … non un fatto. È il business della follia infantile, della cosiddetta ‘sindrome del bambino iperattivo e con deficit di attenzione’ (ADHD). La psichiatria si è sostituita all’istruzione e in alcune scuole i nostri bambini sono sottoposti a test psichiatrici/psicologici fin dall’infanzia. La cura prescritta in caso di diagnosi positive, sono psicofarmaci. […] Risulta che questionari stiano per essere distribuiti negli asili, nelle scuole elementari e medie inferiori, in diverse città d‘Italia, atti a individuare minori con problemi psichiatrici ed effettuare le inevitabili ‘cure’ farmacologiche. […] Ciò premesso il Consiglio Comunale di Verona ritiene che:

  • i bambini non sono ‘cavie’, ma esseri umani che hanno tutto il diritto di aspettarsi protezione ed amore;
  • camicie di forza verbali e chimiche quali le false etichette e gli psicofarmaci non vanno certo in questo senso;
  • dato che i bambini sono il nostro futuro, non dobbiamo metterlo a rischio con screening psichiatrici effettuati su di loro con conseguenti somministrazioni di psicofarmaci ai minori.”

Nonostante la pregevole lungimiranza del Comune di Verona, e gli allarmi che si levano da più parti a proposito dei danni causati dalla legge 170 (quella sui DSA – i cosiddetti Disturbi Specifici dell’Apprendimento, come dislessia, disgrafia, discalculia, ecc.), la Regione Veneto sembra intenzionata a implementare questa legge, da molti critici definita disastrosa. Secondo i critici, la legge 170 nega, di fatto, il diritto all’apprendimento e spalanca le porte all’abuso di psicofarmaci sui bambini (ad esempio Merano: la città con più bambini psichiatrizzati d’Italia). La Regione ha dunque approvato una delibera dell’Assessore Luca Coletto volta a “garantire il rilascio delle certificazioni DSA”, in altre parole si vorrebbe garantire ai nostri figli la possibilità di essere etichettati con delle diagnosi psichiatriche.
Sebbene in apparenza, le diagnosi di DSA non comportino un’automatica prescrizione di psicofarmaci, la realtà è molto più controversa. Come specificato nel libretto distribuito dallo stesso Centro di Riferimento Regionale per i Disturbi dell’Apprendimento della Neuropsichiatria Infantile e Psicologia dell’Età Evolutiva (ULSS20 di Via Salvo d’Acquisto), in caso di DSA si parla di interventi specifici e mirati da parte di specialisti adeguatamente formati in psicopatologia dell’apprendimento. Secondo il Centro regionale se un bambino non sa leggere bene ha una psicopatologia?
E non è tutto. Nella sezione “Frequenti comorbidità” si afferma che se a questi Disturbi si associa anche il Disturbo di Attenzione/iperattività il valore si attesta attorno al 27% (1 bambino su 4) […] Esiste, inoltre, un’elevata comorbidità tra DSA e disturbi dell’area emotivo-relazionale [disturbi dell’umore – ansia, depressione – comportamento e relazione]. La ‘comorbidità’ (due malattie contemporaneamente) è la chiave che apre la porta alla prescrizione di psicofarmaci. Il bambino sospetto di DSA viene dunque inviato in un Centro di Neuropsichiatria Infantile, dove gli viene riscontrata, in comorbidità col disturbo dell’apprendimento, anche un disturbo del comportamento o dell’umore (bambino iperattivo, disattento, ribelle ai genitori o soggetto a sbalzi di umore ecc. – un po’ come tutti i bambini del mondo) e il gioco è fatto: il ricettario è già pronto e scatta la prescrizione di psicofarmaci – stimolanti anfetaminici o pericolosi farmaci neurolettici. Big Pharma ringrazia, e invita i più meritevoli a ‘congressi scientifici’ in qualche isola esotica.
Tanti maestri preferiscono insegnare ai bambini a leggere e scrivere, e rifiutano di cedere agli interessi multimiliardari delle case farmaceutiche, ma nelle nostre scuole si è ormai insinuata una schiera di psicologi, psichiatri e consulenti, trasformandole da centri del sapere in centri di controllo e sperimentazione psichiatrica. Sempre più spesso, se un bambino ha problemi, la colpa è dei genitori (e il bambino viene portato via dal tribunale e dai servizi sociali), oppure è del bambino: è malato e va curato con gli psicofarmaci. Se i genitori si oppongono a queste ‘cure’, possono addirittura perdere la patria potestà e il bambino può essere messo in una casa famiglia: è già successo proprio qui in Veneto. La scuola deve tornare a essere un luogo sicuro, dove i bambini vanno per imparare e per diventare i cittadini di domani.
Per questo motivo il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani ha indetto la manifestazione “No all’invasione psichiatrica. Sì all’apprendimento e alla famiglia” che si terrà sabato 23 maggio alle ore 11.00 davanti al Centro di Riferimento Regionale per i Disturbi dell’apprendimento della Neuropsichiatria Infantile e Psicologia dell’Età Evolutiva ULSS20 di Via Salvo d’Acquisto.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

allontanamenti dalle famiglie: come difendere I propri figli

Allontanamenti dalle famiglie e affido dei bambini: come difendere i propri figli

Risultati immagini per abuso minori

Vademecum: Come difendere i propri bambini dagli allontanamenti dovuti a errori o valutazioni errate di certi psicologi, psichiatri e assistenti sociali della giustizia minorile

Nota: dalla colonna di destra è possibile scaricare buona parte dei documenti citati a partire dalla legge del 28 marzo 2001, n. 149 “Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori».

Per quanto riguarda i codici deontologici, questi a volte vengono aggiornati e quindi con il passare del tempo potrebbero esserci nuove versioni rispetto a quelle pubblicate nel sito.

Il fenomeno degli allontanamenti facili o superficiali

Il fenomeno di cui parliamo è conosciuto come “falsi abusi e allontanamento coatto dei bambini dalla famiglia e loro collocamento in comunità alloggio, affido o adozione”.

Le statistiche rivelano che circa il 20% degli allontanamenti coatte, e il successivo affidamento a strutture di accoglienza o famiglie affidatarie, sono motivati da assenza dei genitori (provvedimenti carcerari, morte di entrambi i genitori), maltrattamenti o abusi. Il rimanente 80% circa avviene con la motivazione di “inidoneità genitoriale“ (spesso riconducibile a sottostanti motivazioni di natura economica o abitativa). Questa motivazione ha aperto le porte a innumerevoli abusi.

Tramite valutazioni – per loro stessa natura soggettive e opinabili – alcuni psichiatri, psicologi e assistenti sociali, con una formazione inadeguata o scarsa competenza in campo minorile o famigliare, possono indurre il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici, allontanando i figli alla famiglia, collocandoli in comunità tutelari per minori, mettendoli poi sotto indagine, analisi e quant’altro. La famiglia, nella maggioranza dei casi, è totalmente impotente di fronte a questo sistema che opera con l’ausilio, se i genitori si rifiutano, della forza pubblica.

Allontanamenti errati dei minori, come difendersi

La materia è alquanto complessa ma riportiamo qui alcune informazioni (tratte dall’esperienza diretta con i casi) che i genitori dovrebbero conoscere per evitare esiti drammatici o per tentare di sanare gli eventuali errori commessi dal sistema della giustizia minorile. Le informazioni sono fornite in ordine di importanza e priorità.

1. Attivarsi subito

Questo passo è importantissimo. Meglio spendere 1.000 euro subito per un legale o per un professionista che 10.000 euro dopo per riportare a casa il minore allontanato ed affidato ad una comunità (senza pensare ai danni insanabili causati al minore dall’allontanamento coatto). In anni di esperienza abbiamo potuto osservare che i pregiudizi e le false o errate valutazioni iniziali (di natura soggettiva e psicologica) di psichiatri, psicologi e assistenti sociali, con una formazione errata e inadeguata o una scarsa competenza in ambito minorile o famigliare, tendono ad accumularsi e a divenire sempre più solide con il passare del tempo. La reazione, spesso disperata e confusa, delle famiglie di fronte alle false accuse e all’allontanamento tende a rinsaldare la convinzione dei servizi e dei professionisti della validità delle accuse iniziali. È un cane che si morde la coda.

Prima ci si attiva per ristabilire verità e giustizia, maggiori sono le possibilità di proteggere i propri figli da errori e ingiustizie.

Una mamma era venuta a un convegno dove avevamo messo in guardia le famiglie su questi pericoli, ma lei era convinta che essendo laureanda in pedagogia non le sarebbe mai potuto succedere. Purtroppo un anno dopo le hanno tolto il figlio.

Possiamo contare numerosissimi casi in cui la famiglia si è attivata subito, ed è stato possibile chiarire le cose e impedire l’allontanamento dei minori ed il conseguente affidamento ad una comunità. In un caso i servizi sociali avevano addirittura individuato la famiglia affidataria per il bambino, ma grazie all’immediato interessamento della famiglia si è scoperto che quella soluzione era sbagliata e la bambina è rimasta in famiglia. In un altro caso, una mamma ha fatto mandare una lettera dall’avvocato per chiarire le cose e nell’incontro successivo l’assistente sociale l’ha informata che non c’era più alcun rischio di allontanamento.

Purtroppo molte famiglie si sentono tranquille perché non hanno fatto nulla di male e si muovono quando ormai è troppo tardi e il danno è stato fatto. A quel punto è molto più difficile correggere l’errore.

E dopo l’allontanamento a volte si attiva un meccanismo “perverso”. Il provvedimento, la sottrazione del minore, è talmente grave che successivamente il Tribunale, seppur di fronte all’emergere di una realtà diversa o in ogni caso non così allarmante quanto la denuncia iniziale aveva fatto credere, spesso non ammette di essere stato tratto in inganno e si intestardisce a dare la parola e il potere di gestire il caso agli stessi professionisti o assistenti sociali che hanno commesso l’errore o la valutazione errata. Anche se spesso sono in buona fede, ora sarà molto più difficile cercare di chiarire la situazione.

Approfondimenti: vedere a destra: “Tribunale per i minorenni: una giustizia priva di confini”.

2. Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia

L’articolo 1 della legge 149/2001 dice: ”Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia.” Facciamo notare che il diritto è del minore e non dei genitori.

Si tratta, com’è evidente, del principio ispiratore della legge: la sottrazione dovrebbe essere l’eccezione, non la regola. Tutte le persone coinvolte: psicologi, psichiatri, assistenti sociali, avvocati e giudici minorili dovrebbero fare di tutto per garantire questo fondamentale diritto del minore e rispettare il principio ispiratore della legge.

È importantissimo che ci sia l’accordo su questo principio ed più essenziale continuare a ricercare l’accordo di tutti su questo principio. Potrebbe apparire scontato in teoria, ma a volte non lo è nella pratica.

Ogni sforzo dovrebbe essere volto a mantenere i figli in famiglia o con i parenti fino al quarto grado, o a far rientrare i figli in famiglia.

Se non si percepisce questa tensione in direzione del garantire questo diritto del minore da parte di tutte le persone coinvolte, si dovrebbe cercare di ottenere l’accordo della persona (o persone) coinvolta chiarendolo direttamente con lui/lei, rivolgendosi al suo superiore, e così via. Questa intenzione dovrebbe manifestarsi in atti e azioni concrete. Insistendo su questo punto si chiede solamente l’applicazione della legge.

Approfondimenti: vedere la Legge 149/2001 nella colonna di destra.

3. Progetto SCRITTO e PARTECIPATO

Questo è un punto molto dolente. Finora non ci è mai capitato di vedere un progetto scritto e partecipato (controfirmato da tutti) per mantenere i figli in famiglia o con i parenti fino al quarto grado, o per far rientrare i figli in famiglia. Spesso si naviga a vista a tutto discapito dei minori.

Non sono necessari riferimenti: se chiedete a qualsiasi operatore o assistente sociale vi dirà che questa è la pratica standard.

Il progetto consentirebbe alla famiglia di sapere in maniera certa cosa sia necessario fare per mantenere (o riportare) il minore a casa. Eppure non viene fatto. Nessuno fa firmare questo progetto alla famiglia per accettazione. Insistete per avere questo progetto scritto e controfirmato da voi e dall’assistente sociale con delle azioni, misure e tempistiche chiare e precise per mantenere o riportare i figli in famiglia.

Approfondimenti: vedere notiziario assistenti sociali 2010 nella colonna di destra.

4. Programma di rafforzamento della genitorialità

Anche questo è un punto dolente. Purtroppo questo progetto di rafforzamento o recupero della genitorialità spesso non viene fatto neppure per i casi di cui al punto 3 in cui, con un aiuto adeguato alla famiglia, forse l’allontanamento dei figli non avrebbe dovuto neppure essere attivato. Abbiamo riscontrato moltissimi casi eclatanti in cui non è stato fatto un progetto per anni.

Il nostro comitato si occupa di errori e violazioni dei diritti e spesso, nella nostra esperienza pluriennale, abbiamo dovuto constatare la mancanza di un progetto di questo tipo, eppure dovrebbe essere la prassi. Nell’articolo 4 della legge 28 marzo 2001, n. 149 si prescrive: “Nel provvedimento di cui al comma 3, deve inoltre essere indicato il periodo di presumibile durata dell’affidamento che deve essere rapportabile alcomplesso di interventi volti al recupero della famiglia d’origine.”

Indipendentemente dal tipo o motivazione dell’allontanamento, insistete per avere un progetto scritto e controfirmato da voi e dall’assistente sociale con le azioni, misure e tempistiche chiare e precise per riportare i figli in famiglia. È un vostro diritto!.

5. Siate cittadini, non sudditi

Purtroppo molti assistenti sociali, psicologi e psichiatri non si rendono conto (ma a volte ci viene il dubbio che lo sappiano benissimo) del potere smisurato che hanno sulla vita delle famiglie.

Spesso nel decreto di allontanamento viene assegnato loro il potere di decidere il regime di visite dei minori.

La sospensione o riduzione delle visite è la minaccia più ricorrente che ci è stata riferita dai genitori. È comprensibile quindi che si crei un rapporto malato di sudditanza. Una protesta o contestazione potrebbe essere vista da alcuni come “mancanza di collaborazione” o “comportamento oppositivo”.

Ma insistere educatamente per far valere i propri diritti alla fine paga.

6. Procuratevi i documenti e leggeteli

A volte la famiglia non conosce neppure il motivo per cui i figli sono stati allontanati. I servizi sociali dovrebbero avere una cartella sociale a cui potete accedere. Lo stesso vale per la cartella processuale e per le eventuali cartelle cliniche.

Non serve l’avvocato, andate direttamente negli uffici preposti e fate una richiesta scritta.

Certamente fa male leggere le accuse (a volte persino falsità e pettegolezzi) e le valutazioni psichiatriche e psicologiche (spesso soggettive e a volte dense di pregiudizi) che sono state scritte su di voi, ma come potete difendervi se non sapete di cosa siete accusati esattamente?

Studiatevi anche le leggi e regolamenti fondamentali in materia:

  • Legge 149/2001 articoli da 1 a 5, articoli 29 e 30 della Costituzione Italiana, articoli del Codice Civile dal 315 in poi, in particolare l’articolo 330.
  • Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989.
  • Codici deontologici di assistenti sociali, psicologi, medici, avvocati (forense).
  • Linee guida locali sull’affidamento minorile.
7. Attenzione ai conflitti di interesse

I conflitti di interesse nella giustizia minorile sembrano essere talmente radicati che le persone non ne sono più nemmeno consapevoli. Se qualcuno ha un conflitto di interessi non sarà abbastanza equilibrato da poter aiutare la famiglia in modo disinteressato.

Una breve ricerca su Internet potrebbe chiarire molti comportamenti apparentemente inspiegabili di alcuni operatori e professionisti (si veda ad esempio: http://youtu.be/MfM35K7pscg).

La mancata adesione sincera al principio di cui al punto due di cui sopra (diritto del minore di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia) è il primo indicatore di un possibile conflitto di interesse.

8. Altre indicazioni
  • Procurarsi un registratore per gli incontri con servizi e operatori, soprattutto quelli più importanti, per ricordarsi quello che è stato concordato a voce. Se pensate che registrare di nascosto sia illegale, leggete http://www.gildavenezia.it/normativa/schede/registrazione_riunioni_colloqui.htm
  • Soprattutto in caso di servizi, operatori o professionisti incompetenti, prevenuti o addirittura maldisposti, mettere qualsiasi richiesta o comunicazione per iscritto al fine di poter accertare la loro mala fede e ottenere la loro sostituzione e anche una sanzione adeguata per il loro comportamento
  • La stampa e la protesta pubblica dovrebbero essere l’ultima risorsa nel caso in cui nessuno ascolti. Se possibile farsi aiutare sempre da un’associazione perché una protesta fatta male o con argomenti o messaggi errati potrebbe essere controproducente
  • Denunciate formalmente le violazioni dei diritti umani, della legge e dei regolamenti e protocolli e gli eventuali conflitti di interesse. Le denunce andrebbero fatte anche e soprattutto dopo che le cose si sono risolte, al fine di correggere e sanzionare gli operatori che hanno sbagliato e impedire che questi drammi si ripetano. Spesso le famiglie vorrebbero solo godersi i figli in pace e dimenticare tutto, ma pensate al dolore che avete provato voi e pensate che la vostra denuncia potrebbe impedire che altre famiglie soffrano come voi. Se possibile farsi aiutare sempre da un’associazione o da un professionista onesto e senza conflitti di interesse perché una denuncia fatta male o con argomenti errati potrebbe essere controproducente
  • Partecipate alle manifestazioni di protesta su questi temi. Alcuni genitori ci hanno riferito di essere stati minacciati o di essersi trovati dei commenti nelle relazioni per la loro partecipazione a manifestazioni di protesta sul sistema dell’assistenza minorile. Non ci risulta che questo sia mai stato preso in considerazione dai giudici o che tali intimidazioni siano mai state attuate. Anzi in realtà, in base alla nostra esperienza, dopo una protesta pubblica, all’atto pratico i servizi e gli operatori si sono dimostrati più attenti e rigorosi e la situazione è migliorata. In ogni caso siamo ancora in uno stato democratico e i cittadini hanno ancora il diritto di manifestare. Abbiamo provveduto a denunciare e continueremo a denunciare questi abusi d’ufficio e tentativi di ingerenza antidemocratica nella vita delle famiglie.

Fonte: https://www.ccdu.org/minori/affido-bambini

non vuol vedere il padre che lo picchia? la colpa è della madre!

Bambino costretto a vedere il padre accusato di violenza
L’appello del CCDU: mettiamo da parte i pregiudizi psichiatrici e proteggiamo questo bambino

Bolzano. Recentemente una mamma altoatesina ci ha scritto una lettera che si concludeva così: “Viviamo da più di un anno in casa protetta, mentre i criminali sono liberi, e chi dovrebbe aiutarmi a proteggere mio figlio lo obbliga a vedere il padre, aiutateci…!!!”. In effetti alcuni giorni fa la psicologa avrebbe comunicato al piccolo che il padre, attualmente sotto processo per violenze nei confronti della mamma e del figlio, sarebbe passato allo studio per vederlo. Al pensiero di incontrare il padre il bambino avrebbe avuto delle intense reazioni, tanto da rendere necessaria una seconda visita per rassicurarlo, e la somministrazione di farmaci omeopatici. Ma sembra che ci sia la volontà di insistere su questa strada a dispetto dei possibili danni psicofisici sul bambino.

Ci siamo immediatamente attivati e da un accurato studio dei documenti abbiamo scoperto che alla base di tutto c’è una certa cultura fondata su una “presunta” malattia psichiatrica. Secondo questa teoria, si presume che se un figlio non vuole vedere uno dei due genitori, la colpa sia “sempre” dell’altro genitore che lo sta “alienando”.

La vicenda nasce tempo fa, quando una mamma scappa dal marito accusandolo di violenza nei confronti suoi e del figlio. La mamma viene accolta in una casa protetta e il papà rinviato a giudizio. E il 17 febbraio ci sarà l’udienza in rito abbreviato. Pare inoltre che dall’incidente probatorio sia emerso che il padre avrebbe persino spento una sigaretta sul braccio del piccolo.

Sarebbe quindi normale aspettare la conclusione del processo prima di fare qualsiasi cosa. Perché allora tutta questa fretta di far incontrare un bambino con un “presunto” mostro? È possibile che alcune delle persone che si stanno occupando del caso, o che si sono occupate del caso dato che un assistente sociale è stato allontanato e sta subendo un procedimento disciplinare da parte dell’ordine, siano impregnate da questa “cultura psichiatrica”?
Nel provvedimento giudiziario si legge che dopo una “verifica” si dovrà iniziare un percorso di riavvicinamento del bambino con il padre. Sembrerebbe scontato che tale “verifica” includa l’esito del procedimento penale ormai nelle fasi finali. Pare invece che recentemente la psicologa del bambino sarebbe stata “indotta” ad iniziare subito il percorso di riavvicinamento in modo “irrituale”.
Ci risulta che sia stata indetta una riunione di tutti gli attori ed operatori per questo giovedì. Ci auguriamo che le persone presenti alla riunione siano in grado di osservare i fatti e le prove oggettive e non si basino solo su valutazioni e pregiudizi soggettivi di natura psichiatrica o psicologica: ne va della vita e della salute di un bambino!

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
Per informazioni 338 7185032 –
minori@ccdu.org


Traduzione in tedesco non approvata…

Kind wird gezwungen seinen für Gewalt beschuldigt Vater zu treffen
Ein Appell von der CCDU : legen wir die psychiatrischen Vorurteile zur Seite
und schützen diesen unschuldigen Jungen

Bozen: Vor kurzer Zeit hatte uns eine Südtiroler Mutter einen Brief mit folgendem Inhalt geschrieben: „Wir leben seit über einem Jahr in einer geschützten Einrichtung, während die Kriminellen frei herum sind, und wer mir helfen sollte meinen Sohn zu schützen, zwingt ihn, den Vater gegen seinen Willen zu sehen, wir bitten um eure Hilfe….!!!“. Tagen zuvor hatte uns die Psychologin des Jungen den Kleinen mitgeteilt dass der Vater, der aktuell in Prozess wegen Misshandlung gegen die Mutter und auch gegen den Minderjährigen ist, vorbei kommen würde in ihrer Praxis um ihn zu sehen. Beim Gedanken den Vater zu sehen, hatte der kleine starke Reaktionen, so dass der Besuch des Vaters verschoben wurde und die Einnähme von homöopathischen Mitteln notwendig war. Aber es scheint, dass es der Willen ist auf diesem Weg zu beharren den Jungen boshaft zu zwingen ohne Rücksicht auf den physischen Schäden des Kleinen.

Wir haben uns sofort in diesen Fall eingesetzt und nach einer sorgfältigen Studie der Dokumente haben wir herausgefunden, dass an der Basis von allem eine Kultur ist, die auf einer „vermeintlichen“ psychiatrischen Krankheit begründet steht. Nach dieser Theorie wird vermutet dass, wenn ein Kind einen der beiden Elternteile nicht sehen will, so ist die Schuld immer beim anderen Elternteil, das das Kind „entfremden“ will. 

Alles beginnt als die Mutter vor einiger Zeit vom gewalttätigen Mann wegläuft, er war auch gegenüber den gemeinsamen Sohn sehr gewalttätig. Die Mutter wird im Frauenhaus aufgenommen und der Vater erhält ein Strafverfahren. Der Vater muss sich am 17. Februar 15 im Verkürzten Verfahren verteidigen. Beim Verhör des Kleinen erscheint es dass der Vater sogar eine ZIGARETTE AUF DEM Arm des Jungen ausgelöscht habe.

Es wäre also normal gewesen bis zum Entschluss des Landesgerichtes abzuwarten, bevor irgendwelche Schlüsse gefasst werden. Warum also all diese Eile dieses Kind einem „vermeintlichem“ Monstrum gegenüberstellen? Kann es sein, dass einige Menschen die an diesen Fall beschäftigt sind, oder die an diesen Fall arbeiteten, da auch ein Sozialassistent vom Fall entfernt wurde und der ein Disziplinar Verfahren von Seite des Berufsverbandes erhält, von der „psychiatrischen Kultur“ betroffen sind?

In der gerichtlichen Maßnahme liest man dass nach einer „Abklärung“ man einen Weg zur Wiederannäherung des Kindes mit dem Vater beginnen sollte. Es scheint dieser Ausgang voraussehbar zu sein, dass diese „Abklärung“ des Strafprozesses schon bereits fast zu Ende ist.  Aber in „gezwungener Weise“ scheint es dass vor kurzem die Psychologin des Kindes „verankert“ wäre sofort eine Maßnahme zur Wiederannäherung zu beginnen.

Es scheint dass ein Zusammentreffen der Fachkräfte am heutigen Donnerstag sein wird. Wir erhoffen uns dass die Fachkräfte die Fakten und die Beweismittel objektiv beurteilen werden, und sich nicht aufgrund von nur subjektiven BEURTEILUNGEN und Vorurteilen von psychiatrischer und psychologischer Natur festlegen: es geht um das Leben und um die Gesundheit eines Kindes!

Bürgerkomitee für Menschenrechte Onlus

DEVE CAMBIARE IL SISTEMA, NON LE MAMME E I PAPÀ

COMUNICATO STAMPA Milano, 13/7/10

DEVE CAMBIARE
IL SISTEMA, NON LE MAMME E I PAPÀ

Un convegno
per discutere di un sistema che non funziona
più

 

Trento. Il
GRUPPO CULTURALE U.C.T. (Uomo Città Territorio) organizzerà il convegno
"GENITORI E FIGLI di fronte al TRIBUNALE per
i MINORENNI – IL CASO DI TRENTO
” presso la sala Aurora di palazzo
Trentini, domani mercoledì 15 settembre alle ore 17.30. Interverranno gli
avvocati: Chiara Arman, Mario Giuliano, Beppe Pontrelli, Francesco Romano, Fabio
Valcanover del foro di Trento e Francesco Miraglia del foro di Modena (difensore
dei coniugi Camparini, che recentemente avevano ‘rapito’ la figlia Anna Giulia,
esasperati dalle inutili lungaggini del tribunale dei minori di Bologna). Sarà
presente anche Michele Valenza di Cles (padre di cinque figli, giudicato
"genitore inadeguato") che porterà la sua testimonianza. Il dibattito sarà
coordinato dallo psicoterapeuta Giuseppe Raspadori.

Sulla base di varie denunce
ricevute dal nostro comitato, quando si passa da una valutazione oggettiva dei
fatti a un’analisi soggettiva, come nel caso delle perizie e relazioni di natura
psicologica-psichiatrica, gli abusi sono
inevitabili
. Il nostro comitato ha raccolto parecchie
segnalazioni di abuso nel campo della salute mentale e a questo proposito
vorremmo segnalare la vicenda di un noto psichiatra considerato uno dei migliori
professionisti di Trento. Nel caso di una mamma, che ha chiesto l’anonimato ma
che ci ha fornito tutta la documentazione, in un colloquio di soli 45 minuti
questo psichiatra ha diagnosticato un «serio disturbo di personalità nel quale
convivono aspetti depressivi e narcisistici». Nel caso di un’altra mamma, che
invece è disposta a fare nomi e cognomi, in soli 15 minuti ha diagnosticato dei
«chiari indici psicopatologici». In entrambi i casi queste perizie hanno avuto
molto peso nella decisione del giudice.

Più in generale, leggendo
alcuni documenti giuridici potreste scoprire che: il disegno di un albero a
punta è un “chiaro indice di abuso”, una bambina che vince premi musicali
internazionali sta “sublimando la sua sofferenza nella musica”, un papà che
porta il figlio dalla nonna non riesce ad essere “emotivamente vicino al
figlio”, una mamma che sta troppo attaccata al figlio ha “comportamenti troppo
accuditivi”, ecc. ecc. Valutazioni psichiatriche e psicologiche che potrebbero
far sorridere se non fossero alla base della sottrazione dei figli da parte dei
tribunali dei minorenni.
E in molti casi anche le relazioni dei servizi
sociali si basano su considerazioni di natura psicologica e soggettiva. Possiamo
capire l’incredulità della gente comune e di molti professionisti, ma questi
sono esempi reali tratti da veri documenti giudiziari. Spesso si è convinti che
la sottrazione di minori sia dettata da oggettive condizioni di degrado. Si da
per scontato che la decisione del giudice si basi su abusi gravi e oggettivi. Ma
leggendo attentamente le sentenze si scopre che in parecchi casi la motivazione
è di natura psicologica, soggettiva, e alquanto
questionabile.

Della vicenda della mamma di
Trento a cui hanno sottratto il figlio appena nato sono state dette molte cose.
Spero sia ormai chiaro a tutti che la motivazione non era di natura economica,
ma forse le motivazioni addotte dovrebbero farci preoccupare ancora di più.
Preoccupazioni espresse anche dall’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, membro
dal 1987 del Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria e autrice di sette libri
divulgativi del diritto: «Secondo la legale della donna, i servizi sociali le
imputano ‘immaturità’ e ‘povertà materiale ed emotiva’. A parte l’indigenza,
perché non ho mai sentito che un figlio fosse tolto ai genitori per questo
motivo, se gli altri elementi potessero bastare avremmo mille casi come questo al
giorno
».

Secondo le stime del Comitato dei
Cittadini per i Diritti Umani, in Italia la percentuale di bambini sottratti per
“inidoneità genitoriale” (“incapacità e metodi educativi non idonei”,
“impossibilità dei genitori a seguire i figli”, ecc. ecc.) è di circa l’80%.
Ormai nessuna famiglia è veramente al sicuro. Il caso di Basiglio (che vede
imputate cinque persone che hanno permesso che due bambini -fratello e sorella-
fossero strappati alla famiglia sulla base di un disegno osé imputato falsamente
alla bambina) ci insegna che anche una famiglia perfettamente normale potrebbe
vivere questo dramma.

Purtroppo il sistema si affida
ciecamente a queste valutazioni e relazioni, sebbene sia noto che la psichiatria
e la psicologia non siano discipline scientifiche. Per una vera soluzione del
problema le perizie psicologiche-psichiatriche dovrebbero avere solo valore di
opinioni e non essere considerate direttamente come “accertamento della verità”.
Un bambino dovrebbe essere sottratto solo sulla base di fatti gravi ed accertati o solo dopo
l’acquisizione di prove oggettive
attendibili
.

 

Silvio De
Fanti

Vice presidente
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani onlus

www.ccdu.org

info@ccdu.org

 

Per informazioni: 338
7185032

 

 

 

 

 

 

Manifestazione a sostegno dei bambini sottratti ingiustamente alle famiglie

ANNUNCIO MANIFESTAZIONE

 
ANNUNCIO
MANIFESTAZIONE
 
 

MARTEDI’ 13 LUGLIO TUTTI DI FRONTE AL
TRIBUNALE DI MILANO

C.SO DI PORTA
VITTORIA

dalle 8:30 alle
10:00

Manifestazione a sostegno
dei bambini sottratti ingiustamente alle famiglie

NOTA BENE :

Sii puntuale di fronte al tribunale alle
8:30 perché  e’ l’ora in cui ci sarà  l’ingresso di avvocati ,
psicologi e assistenti sociali  e delle tv

  • AUTOBUS n.60 e 73 a SAN BABILA, fermata
    "Vittoria-Palazzo di Giustizia".
  • METROPOLITANA Linea 1 Rossa fermata SAN BABILA; da
    li’ autobus 60 o 73, fermata "Vittoria-Palazzo di
    Giustizia".
  • IN
    AUTO tangenziale est uscita FORLANINI, direzione centro, Corso XXII Marzo,
    Piazza Cinque Giornate parcheggio Coin, Corso di Porta Vittoria, Tribunale
    (entrata Corso di Porta Vittoria).

 

Nel marzo del
2008 due fratelli (di Basiglio) vengono portati via ai genitori messi in
comunità per due mesi solo perché la maestra scopre un disegno osé che viene
attribuito alla bambina. Prima di verificare che è solo un brutto scherzo di una
compagna di classe, la macchina delle valutazioni psicologiche-sociali sommarie
per la “tutela” dei minori si mette in marcia sottraendo i due fratelli ai loro
genitori.

Martedì 13
luglio comincia il processo della vicenda di Basiglio per la quale si richiede
giustizia. Vicenda emblematica di un sistema troppo burocratico e poco umano che
opera fondandosi su relazioni e perizie basate su opinioni e interpretazioni più
che su fatti, e purtroppo spesso anche di velate minacce e istigazioni
psicologiche, strappando i bambini alle loro famiglie.

 

Cinque le persone rinviate a
giudizio per questa storia, la preside, gli insegnanti, l’assistente sociale e
lo psicologo che hanno permesso che due bambini vivessero un dramma che in
realtà non esisteva.

 

IL COMITATO DEI
CITTADINI PER I DIRITTI UMANI
E LA GESEF (genitori separati dai figli) SI
UNISCONO AI FAMILIARI CHE SI SONO VISTI SOTTRARRE INGIUSTAMENTE I PROPRI FIGLI
SULLA BASE DI CONTROVERSE VALUTAZIONI PSICOLOGICHE E/O
PSICHIATRICHE.

DIMOSTRIAMO LA NOSTRA SOLIDARIETA’ E VICINANZA NON SOLO
A QUESTA FAMIGLIA MA A TUTTE QUELLE CHE STANNO SUBENDO LO STESSO DRAMMATICO
TRATTAMENTO.

I VOLONTARI E CHIUNQUE ABBIA A CUORE IL FUTURO DELLA
FAMIGLIA E DEI FIGLI E’ PREGATO DI PARTECIPARE A QUESTA MANIFESTAZIONE DI
SOLIDARIETA’ ALLA FAMIGLIA DI BASIGLIO E A CIO’ CHE ESSA RAPPRESENTA PER I TANTI
BAMBINI E GENITORI CHE HANNO SUBITO E SUBISCONO INGIUSTIZIE.

PERIZIE PSICOLOGICHE E PSICHIATRICHE, IMPIEGATE SECONDO
QUANTO RISULTA COME UNICHE PROVE, DETERMINANO LE DECISIONI DEL TRIBUNALE DEI
MINORI NELL’ADOTTARE IL PROVVEDIMENTO CON LA FORMULA «URGENTE E PROVVISORIO» PER
L’ALLONTANAMENTO DEI MINORI DALLE FAMIGLIE, DIVENTANO GLI UNICI RISCONTRI IN
FASE INIZIALE. QUESTE PERIZIE SI BASANO SPESSO NON SU RISCONTRI OGGETTIVI, COME
NEL CASO DELLA CRIMINOLOGIA, MA SU OPINIONI PERSONALI DI PSICOLOGI E PSICHIATRI.

A NESSUN PSICOLOGO O PSICHIATRA DOVREBBE ESSERE PERMESSO
DI STILARE RELAZIONI E PERIZIE NON BASATE SU FATTI, MA DERIVATE DA PURE OPINIONI
CHE DISTRUGGONO L’INTEGRITA’ DELLA FAMIGLIA E IL FUTURO DEI BAMBINI.

IL DANNO ESISTENZIALE CAUSATO AL BAMBINO E ALLA FAMIGLIA
NON POTRA’ MAI ESSERE RIPAGATO A SUFFICIENZA.

 

AIUTA CON LA TUA PRESENZA
QUESTA CAUSA!

CONFERMA LA TUA
PARTECIPAZIONE

 

(Nessuna famiglia è
veramente al sicuro)

 

Per conferme: mail ccdu.milano@gmail.com

 

Anche il CCDU di Trento e Bolzano (come
membro del movimento Cresco a casa) sarà presente con una sua
delegazione

 


 

Disintossicazione senza uso di farmaci

 

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English article on bottom page


DISINTOSSICAZIONE SENZA USO DI FARMACI UN PASSO NECESSARIO PER TORNARE AD AMARE LA VITA
"Sento di nuovo vere emozioni"


Un punto chiave del Programma Narconon è il Programma di Disintossicazione per una Nuova Vita, un insieme di esercizio fisico, sudorazione indotta in sauna e dieta a base di vitamine e integratori.
Questo metodo permette di liberarsi dagli effetti nocivi dovuti all’assunzione di droghe ed alcol.

Ecco una testimonianza:
"Ho risolto gli effetti dannosi delle droghe che ho preso. Ho ritrovato la mia energia e non mi sento più annebbiato e vago. Posso pensare con chiarezza e la mia mente è nuovamente veloce e scattante. Ho ritrovato il mio vigore e faccio parte della vita. Sento di nuovo vere emozioni che erano state occluse per anni. Posso far fronte al fatto di avere relazioni vere ed oneste con gli altri e sto’ recuperando quelle che avevo perso. In effetti sento di dover recuperare il tempo perduto dato che ho sprecato anni della mia vita con le droghe. Ora sono capace di fare qualcosa di costruttivo, in ogni momento."
A. L.


SE CONOSCI QUALCUNO CHE HA UN PROBLEMA DI DROGA
O ALCOL C’È QUALCOSA CHE PUOI FARE SUBITO

CHIAMA 02 36589162
IL PROGRAMMA NARCONON FUNZIONA


Narconon è un programma di riabilitazione che non utilizza droghe alternative, farmaci o sostanze che alterano la mente, nel processo della riabilitazione.
È un programma di studio (educativo) per la riabilitazione di chi ha abusato di droghe o alcol
basato sulle ricerche e le scoperte dell’educatore L. Ron Hubbard.
Copyright © 2009 Narconon Sud Europa. Narconon e il logo Narconon jumping man sono marchi d’ impresa e di servizio di proprietà dell’ Association for Better Living and Education International (ABLE) e sono usati con il suo permesso. Si ringrazia la L. Ron Hubbard Library per avere concesso la riproduzione di materiale protetto da copyright.
Per qualsiasi comunicazione si prega di informarci all’indirizzo e-mail: futuromigliore@interbusiness.it
(D. Lgs. n. 196/2003 -Testo Unico Privacy).


NARCONON®    LONDON at HASTINGS

Towards the end of the Narconon program, the students do a course called ‘the Personal Values and Integrity Course’. This is where our students fully recognise the consequences of their actions learn the true meaning of ‘responsibility’ and regain their personal integrity. (Values – Those things considered valuable or important in life, and Integrity – Having a moral character, honesty) Life can be somewhat inconsequential to a drug addict and it can be all too easy to become involved in non-survival activities which propel a person down the slippery slope. As we are basically good, these actions can make a person feel very guilty and unhappy and become in themselves a barrier to living a drug free life.
Through this course a better understanding of ethics and morals is achieved and our students are able to take responsibility for the past and unburden themselves from the effects of behaviour which have been damaging to self and others. The relief from being able to do this is so special and gives a person a chance to change his ways and be who he or she really is with a renewed sense of right and wrong, a light heart and a genuine smile!
Here’s what a couple of our students have to say about this course: – "This book was very enjoyable to study. It was very interesting. The subjects covered in the book have taught me a lot about myself and my life. Finishing this course I feel even more clear headed and happy than I did before! I didn’t think I could feel any better. I feel physically and mentally freer and lighter. I am very, very Happy! This book is Ace!"    J.S.
"Well I was told that this course would get better and better I just didn’t believe it. I have gained even more skills which just blow me away. Today, from here on, to be honest, truthful and without withholds. From the earliest age I was dishonest. This trait continued throughout my adult life. I have seen the real damage that I have caused primarily to myself but also to other parts of my life and to my family especially. It has freed my mind of some dark secrets. I feel very happy. I will grow, I just know, deep inside that I will, to be ethical in all areas of my life. " J.M.