Bambini allontanati dai genitori per “eccesso di cure”

Lettera aperta all’assessore sul caso dei bambini allontanati per eccesso di cure
Egregio
Assessore alla salute, integrazione socio-sanitaria, politiche sociali e famiglia
Dott.ssa Maria Sandra Telesca
fax 0432 555646, 040 3775632
e-mail renzo.deangeli@regione.fvg.it

Oggetto: Lettera aperta all’assessore sul caso dei bambini allontanati per eccesso di cure

Gentile dott.ssa Telesca,
Nei giorni scorsi più di cento persone iscritte al gruppo di Facebook Rari e Rapiti https://www.facebook.com/groups/1594804557477959/, che conta ormai più di 6.000 iscritti, le hanno scritto una lettera per invitarla ad intervenire sulla vicenda della coppia di Gorizia. Il CCDU condivide pienamente il contenuto di quella lettera, e le scriviamo per chiederle se intenda fare qualcosa per tranquillizzare queste famiglie preoccupate?
Secondo quanto riportato da alcuni autorevoli organi di stampa regionali e nazionali, su richiesta della Procura AssessoreSalute_Telescadi Gorizia, e su segnalazione iniziale di un neuropsichiatra dall’AAS2 Isontina che sosteneva che erano i genitori a soffrire di un dubbio e controverso disturbo mentale, il Tribunale dei minori di Trieste ha allontanato due bambini disabili dall’amore e dalle cure della loro famiglia perché i genitori erano ritenuti “colpevoli” di somministrare cure eccessive a questi bambini. Cure, a quanto risulta, sempre prescritte dagli specialisti, anche del Friuli Venezia Giulia.
Sempre secondo quanto riferito dai media regionali e nazionali, la malattia e le relative cure dei bambini sono state certificate, oltre che dal Besta di Milano, anche dal Centro regionale per le malattie rare del professor Bruno Bembi di Udine. Inoltre la disabilità dei minori è stata più volte accertata, nella Regione Friuli Venezia Giulia, dalla Commissione Medica ASL e INPS per l’accertamento dell’invalidità.
Il Tribunale dei minori di Trieste chiede ora ad un perito di valutare diagnosi, cure e prescrizioni farmacologiche del Centro Regionale per le Malattie Rare del professor Bruno Bembi di Udine, dell’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano e di varie altre strutture regionali che hanno curato i bambini in questione. Questo mina direttamente la credibilità e affidabilità di prestigiose strutture sanitarie regionali e nazionali: numerose famiglie iscritte al gruppo Facebook “Rari e Rapiti” oggi non si fiderebbero del SSN friulano, temendo che una perizia psichiatrica strampalata possa risultare nella perdita dei loro figli.
Ci appelliamo a lei, chiedendole d’intervenire per assicurarsi che venga fatta rapidamente chiarezza sulla validità delle strutture sanitarie della Regione Friuli Venezia Giulia e per ricomporre al più presto il nucleo familiare come ha affermato pubblicamente il direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda sanitaria Isontina Friulana-Isontino, dottor Franco Perazza.
In attesa di una sua cortese risposta porgiamo distinti saluti,

Silvio De Fanti
Vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

https://www.ccdu.org/comunicati/lettera-aperta-assessore-caso-eccesso-cure

Due giorni prima dell’omicidio era andato dallo psichiatra: che sia un caso oppure è l’ennesimo successo della psichiatria?

Sarebbe ora che cominciassero a indagare sulla connessione tra gli omicidi più efferati ed insensati e il passato psichiatrico delle persone che commettono il delitto.

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Da: estense.com

sabato 9 aprile 2016

De Scisciolo andò da uno psichiatria due giorni prima dell’omicidio

Il 73enne soffriva per lo stato di salute della moglie e assumeva un antidepressivo. Il gip ha disposto il suo ricovero in ospedale

E’ stato portato dal carcere all’ospedale Francesco De Scisciolo, il 73enne che il 5 aprile ha ucciso la moglie malata, coetanea, Elena Salmaso, costituendosi subito dopo. Ieri il gip Piera Tassoni, dopo aver convalidato il fermo del pensionato, ne ha infatti disposto il ricovero presso l’ospedale di Cona in una situazione protetta e sorvegliata.

carabinieri omicidio via paracelsoIntanto i legali difensori dell’uomo, gli avvocati Ugo e Marco De Nunzio e Federico Fischer, hanno rinunciato all’incarico conferito loro dalla famiglia del 73enne, che ora dovrà necessariamente ricorrere alle prestazioni di un nuovo professionista.

Riguardo alla tragica vicenda sembrano emergere particolari che potrebbero essere oggetto di approfondimenti, per arrivare a capire per quale motivo un uomo per bene, che amava profondamente la moglie e abituato ad assistere persone malate (è stato per anni consigliere dell’Unitalsi Ferrara) sia arrivato a compiere un gesto (l’accoltellamento della coniuge nel sonno) che nemmeno lui ora riesce a spiegarsi.

Si apprende infatti che l’uomo – che stava vivendo da qualche tempo con sofferenza la situazione di salute della moglie, colta da ictus invalidante – un paio di giorni prima dell’omicidio si era rivolto a uno psichiatra con l’intento di alleviare il proprio stato depressivo. Psichiatra che avrebbe prescritto a Francesco De Scisciolo l’assunzione di un farmaco antidepressivo, il “Trittico”, il cui principio attivo è il trazodone e fra i cui effetti indesiderati figurano, fra gli altri, “idee suicidarie o comportamento suicida, stato confusionale, insonnia, disorientamento, mania, ansietà, nervosismo, agitazione (che del tutto occasionalmente si esacerbano fino al delirio), delirio, reazione aggressiva, allucinazioni, incubi e altro ancora” (tratto dal foglietto illustrativo del farmaco, ndr).

Durante il colloquio avuto in carcere con i legali De Nunzio, il 73enne aveva ricordato quanto avvenuto senza capacitarsi di come aveva potuto compiere l’insano gesto, facendo ben capire che non era stata sua volontà. Quest’ultimo particolare emerso, dunque, potrebbe essere determinante nello stabilire se in quegli attimi di follia la volontà di De Scisciolo fosse offuscata da una reazione indesiderata al farmaco assunto, o se comunque lo stato depressivo in cui versava l’avrebbe portato comunque a questo temporaneo ‘tilt’ del proprio cervello.

 

Articolo originale

Bambino scappa dalla comunità: manifesteremo

Altro successo della psichiatria…

Bambino scappa dalla comunità: manifesteremo
L’incredibile storia di un bambino della Val Trompia che ha registrato gli abusi commessi su di lui dalla psicologa. Dopo ben tre fughe scappa a casa della mamma e non vuole più tornare in comunità.

Brescia. Il bambino di Lumezzane, già noto alla cronaca per l’incredibile allontanamento deciso dal giudice onorario e in sostanza ricopiato nel decreto dal collegio giudicante (vedi articolo Bambino allontanato coattivamente su decisione del giudice onorario?) è scappato per la quarta volta dalla comunità. Dopo ore di paura, è arrivato dalla mamma e ha subito detto di voler restare a casa con lei.
Voglio-stare-con-mia-mamma
La vicenda si inserisce nell’ambito delle ormai annose e intollerabili ingiustizie commesse sui minori a causa di valutazioni soggettive di natura psichiatrica e psicologica. Infatti, tramite valutazioni – per loro stessa natura soggettive e opinabili – alcuni psichiatri e psicologi, indottrinati sul modello biologico della mente, e incapaci di usare buon senso e umanità, possono indurre il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici, allontanando i figli alla famiglia, collocandoli in comunità tutelari per minori, mettendoli poi sotto indagine, analisi e quant’altro. Nonostante le reiterate denunce del nostro comitato e di molti altri, queste vicende continuano purtroppo ad accadere.

E in questo caso la storia appare molto grave con un esposto presentato dalla famiglia del bambino all’Ordine degli Psicologi di Milano. Le disavventure di Massimo (nome di fantasia) iniziano con una separazione conflittuale in cui il bambino viene affidato alla zia paterna. Ma da subito Massimo manifesta la sua contrarietà a tale collocamento, tanto che nel 2015 fugge per tornare dalla mamma. A questo punto il Tribunale, in contrasto con la volontà del ragazzo, e a nostro avviso anche con le Convenzioni Internazionali sui diritti dei minori, dispone che venga collocato “temporaneamente” in una comunità per minori. Nel frattempo il bambino continua a insistere per tornare a casa dalla mamma. È a questo punto che la psicologa, che come ammesso da lei stessa non aveva neppure letto le carte, decide di “dire la verità” al bambino su alcuni avvenimenti successi in famiglia più di 15 anni fa (quando Massimo non era ancora nato) nel corso del tumultuoso e disastroso incontro con il bambino e gli altri figli della donna oggetto dell’esposto all’Ordine di cui sopra.

Secondo quanto sostenuto dalla mamma e corroborato da una registrazione fatta da uno dei suoi figli e consegnata all’Ordine, la psicologa avrebbe denigrato i genitori dicendo che non hanno imposto regole ai figli e che “non hanno mai insegnato loro niente”. Inoltre avrebbe sollecitato la rivelazione di fatti gravissimi accaduti in passato senza tutelare la salute psicofisica del minore. E quando la mamma le ha chiesto spiegazioni di questo suo comportamento avrebbe ammesso di non aver neppure letto le carte. Oltre a ciò, avrebbe anche detto al ragazzo che doveva scegliere tra i due genitori e salvarne almeno uno, cioè il papà: il “meno peggio”.

Dopo tale incontro, i disagi psicologici sul bambino sarebbero aumentati. Infatti quest’anno il bambino rischia di essere bocciato ed è scappato ben altre tre volte dalla comunità. Nonostante tutto ciò, sembra che la psicologa rimanga al suo posto.

Prima dell’odierna fuga, la mamma si è rivolta più volte all’assistente sociale per chiedere l’allontanamento della psicologa e un percorso volto a tutelare la salute psicofisica del figlio e a riparare ai danni commessi dalla psicologa stessa, ma l’assistente sociale si è rifiutata di rimuoverla affermando di avere “fiducia nella sua professionalità”. La mamma è andata anche dal Sindaco accompagnata dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, ma dopo tante promesse non è successo nulla.

Alcuni giorni fa, l’ennesima figuraccia di questa psicologa. Nell’ultimo incontro la mamma, in merito al periodo di tre mesi del 2015 in cui il bambino era rimasto a casa con lei, ha chiesto: “Perché non ha fatto presente al tribunale che mio figlio si trovava bene a casa mia… quando siete venute a trovarlo”. Ed è rimasta basita dall’incredibile risposta della psicologa che ha affermato di non averlo comunicato perché “non ce l’ha chiesto nessuno”.

“Non sono una mamma perfetta.” ha dichiarato la donna. “Ho paura per mio figlio che ha messo in pericolo la sua vita per tornare dalla sua famiglia. Ora è scappato di nuovo ma nessuno lo ascolta veramente. E neanche io mi sento compresa: i Servizi Sociali mi hanno fissato un appuntamento per il 22 aprile, tra quasi 3 settimane. Ma io ho bisogno di aiuto subito! Non mi risulta neanche che questa psicologa sia stata rimossa. Vi prego di aiutarmi a tutelare mio figlio!”

“Perché un ragazzo deve arrivare a gesti tanto estremi, e pericolosi, per riuscire a farsi ascoltare? Questa è l’ennesima dimostrazione della superficialità e inadeguatezza dell’attuale sistema della giustizia minorile,” secondo Francesco Miraglia legale della mamma. “Il bambino ha dichiarato a gran voce la volontà di stare con la mamma, come ha ribadito chiaramente anche al giudice onorario durante l’ultima udienza. Una domanda nasce spontanea: perché tutti insieme non aiutiamo questo bambino a vivere nella propria famiglia? Penso che non manchino assistenti sociali, pedagogisti, educatori ecc. che possano seguire questo bambino nella propria famiglia.”

Di fronte alla cecità delle istituzioni nei confronti di questo bambino e alla recente fuga del bambino, il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus ha deciso di indire una manifestazione davanti al Comune di Lumezzane per chiedere al Sindaco di intervenire concretamente a tutela del suo cittadino. La manifestazione si terrà il 7 maggio 2016 alle ore 11.00 davanti al municipio di Lumezzane in Via Monsuello 154.

Invitiamo tutta la cittadinanza. Chiediamo anche ai cittadini e alle famiglie della zona di denunciare qualsiasi situazione simile e/o abuso o maltrattamento psicologico da parte di psicologi e psichiatri ai danni della loro famiglia e/o dei loro figli. Sospettiamo che non sia l’unico caso.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
Sonia Manenti – CCDU gruppo di Brescia
brescia@ccdu.org – Cellulare: 348.5642869

Infermiera killer: un altro successo della psichiatria

Chissà perché non sono sorpreso che l’infermiera fosse in cura psichiatrica!

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L’infermiera killer era depressa e con problemi di alcol e psicofarmaci

Tredici pazienti uccisi con inutili dosi di eparina
ANSA

I Nas durante la perquisizione in ospedale

31/03/2016
STEFANO PEZZINI
PIOMBINO (LIVORNO)

Era depressa, usava ed abusava di alcol e psicofarmaci: non c’è un motivo vero e proprio ma una situazione psicologica che avrebbe trasformato una infermiera di lungo corso in una presunta assassina, accusata di aver ucciso volontariamente 13 pazienti ricoverati all’ospedale di Piombino, provincia di Livorno. Fausta Bonino, 55 anni, originaria di Savona ma dagli anni ’80 in Toscana assieme al marito e ai due figli, lavorava nel reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Piombino. I Carabinieri del Nas le contestano l’accusa di omicidio continuato aggravato a danno di pazienti. Fausta Bonino avrebbe utilizzato dosi massicce di eparina, un farmaco anticoagulante non previsto dalle terapie prescritte alle vittime, per uccidere i pazienti. La presenza di questo farmaco è stata riscontrata nei rispettivi esami ematochimici effettuati sui pazienti nel corso dell’ordinario monitoraggio clinico, che hanno evidenziato una concentrazione, in alcuni casi, anche 10 volte superiore rispetto a quelle compatibili con le consentite dosi terapeutiche. I pazienti deceduti per emorragia, uomini e donne di età compresa fra i 61 e gli 88 anni, in molti casi avevano patologie per le quali la somministrazione dell’eparina non rientrava nelle possibili terapie. L’infermiera, proprio per l’alta percentuale di decessi nel reparto dove lavorava, era stata trasferita. E dopo il trasferimento nel reparto dove prestava servizio si è passati dal 20% al 12% del tasso di mortalità. Abbastanza per fare scattare l’indagine dei carabinieri.

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Trento. Convegno: avvicinare i professionisti alla gente reale

Trento. Convegno: avvicinare i professionisti alla gente reale
Invito al convegno
Psichiatria, Scuola e Servizi sociali – Criticità, buone pratiche e alternative

Il convegno si terrà presso la Fondazione Cassa di Risparmio in via Calepina 1 (dietro al Duomo) in data 22 settembre alle ore 20.00 a coronamento della mostra sulla psichiatria tenuta dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus presso il Centro Culturale Santa Chiara.


Nel corso della mostra sulla psichiatria abbiamo ricevuto dalla gente commenti entusiasti in merito alle informazioni offerte dalla mostra e in particolare asserendo che la mostra aveva loro aperto gli occhi sulla psichiatria e sulle storture e criticità, non solo passate, di questa disciplina.
Molti hanno confermato che gli abusi e gli orrori della psichiatria non sono solo un retaggio del passato, ma una realtà del presente con persone ricoverate contro la loro volontà e legate ai letti con esiti a volte mortali, con una promozione selvaggia degli psicofarmaci a soli fini di lucro a tutto discapito dei pazienti, con bambini a cui vengono addirittura somministrati dei potenti neurolettici, con migliaia di bimbi allontanati dalle famiglie in base a valutazioni psichiatriche di natura soggettiva, con persone a cui tuttora anche in Italia vengono somministrati degli elettroshock, ecc. ecc.

Ecco infatti alcuni dei tanti commenti lasciati al termine della visita. Ingegnere : “ Purtroppo posso confermare che è tutto vero, per aver “schivato” l’assunzione di psicofarmaci, in occasione dello stadio terminale della malattia di mio padre. Ero angosciata, spaventata e triste per la sua imminente morte. Cosa c’è di strano? Disoccupata : “ Purtroppo è una realtà sempre più critica e diffusa. La diffusione di disinformazione e il completo controllo della mente delle persone è una problematica sociale grave che però viene ignorata e insabbiata da tutte le istituzioni.” Danzatrice : “ Quel che non si può dire si DEVE dire. Occorrono tutte le “voci” per smascherare trappole criminali. L’arte è anche questo: un grido di denuncia! Grazie di cuore a chi combatte con noi.

Ma la situazione e il futuro non sono neri, anzi. La gente e molti professionisti seri si stanno rendendo conto della necessità di una riforma. Ad esempio, in Trentino gli allontanamenti dei bambini dalle famiglie sono calati drasticamente.

Prima , era una pratica molto più diffusa che tramite valutazioni per loro stessa natura soggettive e opinabili, certi psichiatri, psicologi e assistenti sociali, con formazione inadeguata o scarsa competenza, potessero indurre il Tribunale ad allontanare i figli alla famiglia.

Oggi , anche se c’è ancora molto da fare, c’è maggiore attenzione agli affetti e all’ascolto dei minori e si possono risolvere situazioni famigliari molto complesse senza il trauma dell’ allontanamento.
Inoltre, per quanto riguarda gli psicofarmaci ai bambini, a Trento abbiamo una legge provinciale innovativa del 2008 che protegge i nostri bambini dagli screening psicopatologici nelle scuole e dagli abusi di psicofarmaci e i consumi di psicofarmaci per bambini sono in calo. Ma dobbiamo mantenere alta la guardia perché dopo la legge 170 sulla dislessia, le prescrizioni di psicofarmaci ai bimbi delle elementari sono triplicate.

A nostro avviso è necessario che gli esperti e i professionisti, non solo i politici, si avvicinino alla gente e ai loro problemi e condizioni reali. Un vero professionista deve saper capire le persone e non vivere in un mondo artificiale e trattare le persone con arroganza e distacco come purtroppo fanno certi psichiatri che preferiscono etichettare e diagnosticare, ricorrendo poi a soluzioni stereotipate come la pillola, il ricovero forzato o l’allontanamento dalla famiglia. In questo convegno parleranno delle persone che a nostro avviso si sanno avvicinare alle persone reali e alle loro vere necessità.

Il convegno sarà moderato da Roberto Conci, editore de La Voce del Trentino e vedrà i seguenti relatori:

  • Prof.ssa Vincenza Palmieri. Fondatrice del programma “Vivere senza psicofarmaci”, Psicologa, Pedagogista, Docente universitario;
  • Avv. Francesco Miraglia. Cassazionista, esperto in diritto minorile;
  • Avv. Francesco Morcavallo. Già Giudice del Tribunale per i Minorenni di Bologna;
  • Dott. Davide Vanni. Psicologo, specializzato in Psicologia Forense, Consulente Tecnico del Tribunale di Bolzano;
  • Silvio De Fanti. Vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus.

Segnaliamo con orgoglio che recentemente l’associazione culturale no profit admArte di Roma ha deciso di conferire il prestigioso riconoscimento LIFE WITNESS a due dei relatori del convegno: l’avvocato modenese Francesco Miraglia e la Prof.ssa Vincenza Palmieri. La premiazione avverrà in occasione della IIa edizione dell’iniziativa “LIFE GATES – celebrare la Vita quale valore assoluto”, che si svolgerà nella città eterna il prossimo 19 settembre a partire dalle ore 17, presso il Complesso Monumentale San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni, in piazza San Salvatore in Lauro n. 15.

Ci auguriamo che questo convegno possa essere utile a insegnanti, assistenti sociali, psicologi, psichiatri, avvocati e operatori nel campo didattico e della tutela minorile, ma anche a tutti i cittadini, in particolare i genitori. I relatori porteranno la loro esperienza locale e nazionale per produrre un momento di confronto e riflessione sulle criticità in ambito scolastico per quanto concerne i Disturbi Specifici dell’ Apprendimento e l’uso e abuso di psicofarmaci sui bambini, e in ambito giuridico in relazione agli “allontanamenti facili”, ma offriranno anche delle buone pratiche e alternative innovative per permettere ai soggetti interessati di migliorare il servizio offerto ai bambini e alle famiglie nel pieno rispetto dei diritti umani.

CCDU Onlus
Per informazioni 338 7185032

manifestazione a verona Contro l’invasione psichiatrica nella scuola e nella famiglia

– Comunicato stampa –

Contro l’invasione psichiatrica nella scuola e nella famiglia
Proteggiamo i nostri bambini dagli abusi di psicofarmaci e dagli allontanamenti superficiali dalle famiglie

Verona. Il Consiglio Comunale di Verona aveva approvato il seguente ordine del giorno del Consigliere Massimo Mariotti per proteggere i nostri bambini dalla recente ‘invasione psichiatrica’ nelle scuole e nelle famiglie: “Una certa Psichiatria si sta assicurando che milioni di bambini non abbiano un futuro sano. In Italia, al 9% dei bambini sono stati diagnosticati disturbi psichici secondo il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). Una recente campagna di marketing, portata avanti da alcuni psichiatri, sostiene che tutti i problemi mentali derivano da uno ‘squilibrio biochimico’. Questa è un opinione … non un fatto. È il business della follia infantile, della cosiddetta ‘sindrome del bambino iperattivo e con deficit di attenzione’ (ADHD). La psichiatria si è sostituita all’istruzione e in alcune scuole i nostri bambini sono sottoposti a test psichiatrici/psicologici fin dall’infanzia. La cura prescritta in caso di diagnosi positive, sono psicofarmaci. […] Risulta che questionari stiano per essere distribuiti negli asili, nelle scuole elementari e medie inferiori, in diverse città d‘Italia, atti a individuare minori con problemi psichiatrici ed effettuare le inevitabili ‘cure’ farmacologiche. […] Ciò premesso il Consiglio Comunale di Verona ritiene che:

  • i bambini non sono ‘cavie’, ma esseri umani che hanno tutto il diritto di aspettarsi protezione ed amore;
  • camicie di forza verbali e chimiche quali le false etichette e gli psicofarmaci non vanno certo in questo senso;
  • dato che i bambini sono il nostro futuro, non dobbiamo metterlo a rischio con screening psichiatrici effettuati su di loro con conseguenti somministrazioni di psicofarmaci ai minori.”

Nonostante la pregevole lungimiranza del Comune di Verona, e gli allarmi che si levano da più parti a proposito dei danni causati dalla legge 170 (quella sui DSA – i cosiddetti Disturbi Specifici dell’Apprendimento, come dislessia, disgrafia, discalculia, ecc.), la Regione Veneto sembra intenzionata a implementare questa legge, da molti critici definita disastrosa. Secondo i critici, la legge 170 nega, di fatto, il diritto all’apprendimento e spalanca le porte all’abuso di psicofarmaci sui bambini (ad esempio Merano: la città con più bambini psichiatrizzati d’Italia). La Regione ha dunque approvato una delibera dell’Assessore Luca Coletto volta a “garantire il rilascio delle certificazioni DSA”, in altre parole si vorrebbe garantire ai nostri figli la possibilità di essere etichettati con delle diagnosi psichiatriche.
Sebbene in apparenza, le diagnosi di DSA non comportino un’automatica prescrizione di psicofarmaci, la realtà è molto più controversa. Come specificato nel libretto distribuito dallo stesso Centro di Riferimento Regionale per i Disturbi dell’Apprendimento della Neuropsichiatria Infantile e Psicologia dell’Età Evolutiva (ULSS20 di Via Salvo d’Acquisto), in caso di DSA si parla di interventi specifici e mirati da parte di specialisti adeguatamente formati in psicopatologia dell’apprendimento. Secondo il Centro regionale se un bambino non sa leggere bene ha una psicopatologia?
E non è tutto. Nella sezione “Frequenti comorbidità” si afferma che se a questi Disturbi si associa anche il Disturbo di Attenzione/iperattività il valore si attesta attorno al 27% (1 bambino su 4) […] Esiste, inoltre, un’elevata comorbidità tra DSA e disturbi dell’area emotivo-relazionale [disturbi dell’umore – ansia, depressione – comportamento e relazione]. La ‘comorbidità’ (due malattie contemporaneamente) è la chiave che apre la porta alla prescrizione di psicofarmaci. Il bambino sospetto di DSA viene dunque inviato in un Centro di Neuropsichiatria Infantile, dove gli viene riscontrata, in comorbidità col disturbo dell’apprendimento, anche un disturbo del comportamento o dell’umore (bambino iperattivo, disattento, ribelle ai genitori o soggetto a sbalzi di umore ecc. – un po’ come tutti i bambini del mondo) e il gioco è fatto: il ricettario è già pronto e scatta la prescrizione di psicofarmaci – stimolanti anfetaminici o pericolosi farmaci neurolettici. Big Pharma ringrazia, e invita i più meritevoli a ‘congressi scientifici’ in qualche isola esotica.
Tanti maestri preferiscono insegnare ai bambini a leggere e scrivere, e rifiutano di cedere agli interessi multimiliardari delle case farmaceutiche, ma nelle nostre scuole si è ormai insinuata una schiera di psicologi, psichiatri e consulenti, trasformandole da centri del sapere in centri di controllo e sperimentazione psichiatrica. Sempre più spesso, se un bambino ha problemi, la colpa è dei genitori (e il bambino viene portato via dal tribunale e dai servizi sociali), oppure è del bambino: è malato e va curato con gli psicofarmaci. Se i genitori si oppongono a queste ‘cure’, possono addirittura perdere la patria potestà e il bambino può essere messo in una casa famiglia: è già successo proprio qui in Veneto. La scuola deve tornare a essere un luogo sicuro, dove i bambini vanno per imparare e per diventare i cittadini di domani.
Per questo motivo il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani ha indetto la manifestazione “No all’invasione psichiatrica. Sì all’apprendimento e alla famiglia” che si terrà sabato 23 maggio alle ore 11.00 davanti al Centro di Riferimento Regionale per i Disturbi dell’apprendimento della Neuropsichiatria Infantile e Psicologia dell’Età Evolutiva ULSS20 di Via Salvo d’Acquisto.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

Airbus germanwings caduto in francia: un altro successo della psichiatria?

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Apprendiamo che Andreas Lubitz, il copilota del volo Germanwings caduto in Francia «sospese il training per depressione».

Ciò significa che è stato in cura psichiatrica.

Sappiamo quindi una cosa: la cura non ha funzionato.

Ci sarà un’autorità che avrà la decenza di ordinare una completa investigazione per accertare se Lubitz stava ancora assumendo sostanze psicotrope e quali, o se stava soffrendo da astinenza da queste sostanze?

Ne dubito. Assisteremo invece ad un probabile spot promozionale sulla necessità di sottoporre ogni pilota di aereo, nave, treno, autobus e (perché no) anche camion ad un periodico screening psicologico con eventuale somministrazione di psicofarmaci per prevenire altri disastri simili.

Prima di “curarsi”, non aveva ammazzato nessuno!

La donna era in cura. Ma prima del trattamento psichiatrico, che avrebbe dovuto aiutarla, non aveva ammazzato nessuno.

Un altro successo della psichiatria!

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Donna uccide figlio 13enne, ‘volevano portarmelo via’

Ansa

“Sono contenta di averlo fatto”: avrebbe detto questo ai carabinieri Deborah Calamai, 38 anni, la madre che la notte di Natale ha ucciso a San Severino Marche (Macerata) con nove coltellate il figlio 13/enne Simone. La donna è nel carcere di Camerino, e sempre secondo quanto riferiscono i carabinieri di Macerata, appare “tranquilla”. Deborah Calamai, originaria di Firenze, era separata dal marito ed era in corso una pratica per l’affidamento esclusivo di Simone al padre, dato che la donna aveva problemi psicologici e dal 2005 era seguita da un’ospedale psichiatrico. Ieri si era incontrata con il marito, Enrico Forconi, di 43 anni, e pare che avessero avuto una discussione sempre in ordine all’affidamento dell’adolescente. Simone aveva cenato a casa della madre ed aveva ricevuto da in regalo delle costruzioni Lego. Il ragazzino avrebbe poi chiamato il padre con la scusa di essere aiutato a realizzare il modello con i mattoncini che aveva ricevuto, ma probabilmente nella telefonata c’era una richiesta implicita di aiuto per aver visto la madre in condizioni di forte stress. A quanto sembra, quindi, madre e figlio non avrebbero avuto una lite, ma è probabile che la donna abbia avuto paura che l’ex marito potesse portarle via Simone ed è esplosa la follia. Il padre della giovanissima vittima è arrivato a casa della ex dopo una decina di minuti ma Simone era già a terra priva di vita. “L’ho ucciso perché me lo vogliono portare via”. Così avrebbe detto ai carabinieri la donna. Debora era seguita per problemi psicologici e già in passato aveva dato segni di squilibrio. Lavorava, da precaria, in una casa di cura per anziani. Il figlio era in affidamento congiunto ai genitori, dopo che questi si erano separati, ma sembra che fossero in corso le pratiche per sottrarre il ragazzo alla madre e affidarlo al padre, Enrico Forconi, operaio di 40 anni. A dare l’allarme, ieri sera dopo le 21:30, sono stati i condomini del palazzo in cui abita. I vicini hanno sentito le urla della donna e di Simone. Il ragazzo, che frequentava la terza media, aveva cenato con la madre e stava aspettando il nonno paterno, per trascorrere il Natale con i parenti del padre. Sembra che la donna abbia inseguito il figlio adolescente fin sul pianerottolo, colpendolo poi per 9 volte con un coltello da cucina, 4 volte al petto. I vicini di casa hanno subito avvisato il 118 e i carabinieri. I militari hanno trovato la 38enne ancora col coltello in mano. Simone era già morto.

25 dicembre 2014

Fonte: http://notizie.tiscali.it/cronaca/feeds/14/12/25/t_01_04_2014-12-25_1251120422.html?cronaca

“Scoperto il neurone dell’odio” e altre bufale psichiatriche di questo tipo…

 

La ricerca neuropsichiatrica messa in dubbio da grossolani errori concettuali

La ricerca neuropsichiatrica messa in dubbio da grossolani errori concettuali

Professore di Harvard: “I neuroscienziati non capiscono la statistica”

“Scoperto il neurone dell’odio” – “Trovato il centro della religione” – “L’amore si trova nel cervello” ecc. I media ci propinano sempre più spesso articoli roboanti, ricchi d’immagini suggestive, decantando le magnifiche sorti, e progressive, della ricerca neuropsichiatrica.
Recenti studi mettono però in serio dubbio molti di questi risultati: i dati sarebbero trattati con tale approssimazione e negligenza da poter falsare le conclusioni.

Un gruppo di studiosi dell’Università di Amsterdam ha pubblicato un lavoro sulla rivista “Nature Neuroscience” (vol. 17, 2014, pp. 491-496) in cui dimostra la fallacia di molti neuro-esperimenti. Il 53% di ben 314 studi presi in considerazione omettevano di tener conto della struttura “nidificata” (o complessa) dei loro dati di partenza. Ignorare questo fattore – spiegano gli esperti di statistica – comporta un aumento dell’80% della probabilità di trarre conclusioni sbagliate.

In un’altra ricerca, proveniente dall’Università di Bristol e pubblicata sulla stessa rivista (vol. 13, 2013, pp. 365-376), gli autori denunciano la bassa rilevanza statistica di molti di questi studi, spiegando come ciò comporti un elevato rischio di ritenere vero ciò che non lo è. “Ne conseguono sovrastime del fenomeno investigato, e bassa riproducibilità dei risultati” conclude l’articolo, aggiungendo come ci siano anche “implicazioni etiche, perché la ricerca inaffidabile è inefficace e sprecona”.

Ancora la stessa rivista (vol. 14, 2011, pp. 1105-1107), ha pubblicato uno studio di alcuni ricercatori della prestigiosa Università di Leiden dal titolo Analisi erronee d’interazioni in neuroscienza.
Gli autori hanno rivisto ben 513 articoli di neuroscienza, pubblicati dalle cinque più rilevanti riviste del settore, evidenziando errori statistici procedurali che “nei due terzi dei casi potrebbero generare gravi conseguenze” e, a volte, ” influenzano lo studio in maniera sostanziale”.

La neuroscienza è una disciplina relativamente nuova, e in anni recenti ha conosciuto una rapida espansione dovuta alla disponibilità di nuove tecniche di neuro-imaging (la cattura di immagini radiologiche di tipo dinamico: mostrano l’attività di un’area del cervello e non la sola struttura). Alcuni di questi studi, per esempio, si propongono di dimostrare influenze tra genetica, attività cerebrale e cosiddetti disturbi mentali. Ebbene, cervello e genetica sono ancora poco conosciuti: molti fattori sfuggono alla nostra comprensione e, per ammissione degli stessi scienziati, più studiamo questi soggetti e più si complicano. Per non parlare della psichiatria: i cosiddetti disturbi mentali sono diagnosticati in base a comportamenti e pensieri del paziente, e la loro diagnosi è così soggettiva e arbitraria da impedire quella riproducibilità di risultati che invece viene richiesta nella ricerca medica.

Le variabili in gioco sono dunque numerose e in parte sconosciute, rendendo necessaria una profonda conoscenza delle leggi della statistica per valutare i dati. Emery Brown, professore di neuroscienze computazionali a Harvard, ha recentemente dichiarato:

C’è un errore fondamentale nel sistema: i neuroscienziati non capiscono abbastanza di statistica per fare le cose nel modo giusto, e non ci sono abbastanza statistici che li possano aiutare.

Uomo avvisato, mezzo salvato: la prossima volta che leggiamo un articolo, magari condito con immagini di cervelli multicolori, ma ricco di verbi coniugati al condizionale o al congiuntivo, in cui qualcuno vanta la scoperta del superneurone, prendiamolo con quella giusta dose di scetticismo che non fa mai male.

Fonte: https://www.ccdu.org/comunicati/ricerca-neuropsichiatrica-errori