Bambini allontanati dai genitori per “eccesso di cure”

Lettera aperta all’assessore sul caso dei bambini allontanati per eccesso di cure
Egregio
Assessore alla salute, integrazione socio-sanitaria, politiche sociali e famiglia
Dott.ssa Maria Sandra Telesca
fax 0432 555646, 040 3775632
e-mail renzo.deangeli@regione.fvg.it

Oggetto: Lettera aperta all’assessore sul caso dei bambini allontanati per eccesso di cure

Gentile dott.ssa Telesca,
Nei giorni scorsi più di cento persone iscritte al gruppo di Facebook Rari e Rapiti https://www.facebook.com/groups/1594804557477959/, che conta ormai più di 6.000 iscritti, le hanno scritto una lettera per invitarla ad intervenire sulla vicenda della coppia di Gorizia. Il CCDU condivide pienamente il contenuto di quella lettera, e le scriviamo per chiederle se intenda fare qualcosa per tranquillizzare queste famiglie preoccupate?
Secondo quanto riportato da alcuni autorevoli organi di stampa regionali e nazionali, su richiesta della Procura AssessoreSalute_Telescadi Gorizia, e su segnalazione iniziale di un neuropsichiatra dall’AAS2 Isontina che sosteneva che erano i genitori a soffrire di un dubbio e controverso disturbo mentale, il Tribunale dei minori di Trieste ha allontanato due bambini disabili dall’amore e dalle cure della loro famiglia perché i genitori erano ritenuti “colpevoli” di somministrare cure eccessive a questi bambini. Cure, a quanto risulta, sempre prescritte dagli specialisti, anche del Friuli Venezia Giulia.
Sempre secondo quanto riferito dai media regionali e nazionali, la malattia e le relative cure dei bambini sono state certificate, oltre che dal Besta di Milano, anche dal Centro regionale per le malattie rare del professor Bruno Bembi di Udine. Inoltre la disabilità dei minori è stata più volte accertata, nella Regione Friuli Venezia Giulia, dalla Commissione Medica ASL e INPS per l’accertamento dell’invalidità.
Il Tribunale dei minori di Trieste chiede ora ad un perito di valutare diagnosi, cure e prescrizioni farmacologiche del Centro Regionale per le Malattie Rare del professor Bruno Bembi di Udine, dell’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano e di varie altre strutture regionali che hanno curato i bambini in questione. Questo mina direttamente la credibilità e affidabilità di prestigiose strutture sanitarie regionali e nazionali: numerose famiglie iscritte al gruppo Facebook “Rari e Rapiti” oggi non si fiderebbero del SSN friulano, temendo che una perizia psichiatrica strampalata possa risultare nella perdita dei loro figli.
Ci appelliamo a lei, chiedendole d’intervenire per assicurarsi che venga fatta rapidamente chiarezza sulla validità delle strutture sanitarie della Regione Friuli Venezia Giulia e per ricomporre al più presto il nucleo familiare come ha affermato pubblicamente il direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda sanitaria Isontina Friulana-Isontino, dottor Franco Perazza.
In attesa di una sua cortese risposta porgiamo distinti saluti,

Silvio De Fanti
Vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

https://www.ccdu.org/comunicati/lettera-aperta-assessore-caso-eccesso-cure

Bambino scappa dalla comunità: manifesteremo

Altro successo della psichiatria…

Bambino scappa dalla comunità: manifesteremo
L’incredibile storia di un bambino della Val Trompia che ha registrato gli abusi commessi su di lui dalla psicologa. Dopo ben tre fughe scappa a casa della mamma e non vuole più tornare in comunità.

Brescia. Il bambino di Lumezzane, già noto alla cronaca per l’incredibile allontanamento deciso dal giudice onorario e in sostanza ricopiato nel decreto dal collegio giudicante (vedi articolo Bambino allontanato coattivamente su decisione del giudice onorario?) è scappato per la quarta volta dalla comunità. Dopo ore di paura, è arrivato dalla mamma e ha subito detto di voler restare a casa con lei.
Voglio-stare-con-mia-mamma
La vicenda si inserisce nell’ambito delle ormai annose e intollerabili ingiustizie commesse sui minori a causa di valutazioni soggettive di natura psichiatrica e psicologica. Infatti, tramite valutazioni – per loro stessa natura soggettive e opinabili – alcuni psichiatri e psicologi, indottrinati sul modello biologico della mente, e incapaci di usare buon senso e umanità, possono indurre il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici, allontanando i figli alla famiglia, collocandoli in comunità tutelari per minori, mettendoli poi sotto indagine, analisi e quant’altro. Nonostante le reiterate denunce del nostro comitato e di molti altri, queste vicende continuano purtroppo ad accadere.

E in questo caso la storia appare molto grave con un esposto presentato dalla famiglia del bambino all’Ordine degli Psicologi di Milano. Le disavventure di Massimo (nome di fantasia) iniziano con una separazione conflittuale in cui il bambino viene affidato alla zia paterna. Ma da subito Massimo manifesta la sua contrarietà a tale collocamento, tanto che nel 2015 fugge per tornare dalla mamma. A questo punto il Tribunale, in contrasto con la volontà del ragazzo, e a nostro avviso anche con le Convenzioni Internazionali sui diritti dei minori, dispone che venga collocato “temporaneamente” in una comunità per minori. Nel frattempo il bambino continua a insistere per tornare a casa dalla mamma. È a questo punto che la psicologa, che come ammesso da lei stessa non aveva neppure letto le carte, decide di “dire la verità” al bambino su alcuni avvenimenti successi in famiglia più di 15 anni fa (quando Massimo non era ancora nato) nel corso del tumultuoso e disastroso incontro con il bambino e gli altri figli della donna oggetto dell’esposto all’Ordine di cui sopra.

Secondo quanto sostenuto dalla mamma e corroborato da una registrazione fatta da uno dei suoi figli e consegnata all’Ordine, la psicologa avrebbe denigrato i genitori dicendo che non hanno imposto regole ai figli e che “non hanno mai insegnato loro niente”. Inoltre avrebbe sollecitato la rivelazione di fatti gravissimi accaduti in passato senza tutelare la salute psicofisica del minore. E quando la mamma le ha chiesto spiegazioni di questo suo comportamento avrebbe ammesso di non aver neppure letto le carte. Oltre a ciò, avrebbe anche detto al ragazzo che doveva scegliere tra i due genitori e salvarne almeno uno, cioè il papà: il “meno peggio”.

Dopo tale incontro, i disagi psicologici sul bambino sarebbero aumentati. Infatti quest’anno il bambino rischia di essere bocciato ed è scappato ben altre tre volte dalla comunità. Nonostante tutto ciò, sembra che la psicologa rimanga al suo posto.

Prima dell’odierna fuga, la mamma si è rivolta più volte all’assistente sociale per chiedere l’allontanamento della psicologa e un percorso volto a tutelare la salute psicofisica del figlio e a riparare ai danni commessi dalla psicologa stessa, ma l’assistente sociale si è rifiutata di rimuoverla affermando di avere “fiducia nella sua professionalità”. La mamma è andata anche dal Sindaco accompagnata dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, ma dopo tante promesse non è successo nulla.

Alcuni giorni fa, l’ennesima figuraccia di questa psicologa. Nell’ultimo incontro la mamma, in merito al periodo di tre mesi del 2015 in cui il bambino era rimasto a casa con lei, ha chiesto: “Perché non ha fatto presente al tribunale che mio figlio si trovava bene a casa mia… quando siete venute a trovarlo”. Ed è rimasta basita dall’incredibile risposta della psicologa che ha affermato di non averlo comunicato perché “non ce l’ha chiesto nessuno”.

“Non sono una mamma perfetta.” ha dichiarato la donna. “Ho paura per mio figlio che ha messo in pericolo la sua vita per tornare dalla sua famiglia. Ora è scappato di nuovo ma nessuno lo ascolta veramente. E neanche io mi sento compresa: i Servizi Sociali mi hanno fissato un appuntamento per il 22 aprile, tra quasi 3 settimane. Ma io ho bisogno di aiuto subito! Non mi risulta neanche che questa psicologa sia stata rimossa. Vi prego di aiutarmi a tutelare mio figlio!”

“Perché un ragazzo deve arrivare a gesti tanto estremi, e pericolosi, per riuscire a farsi ascoltare? Questa è l’ennesima dimostrazione della superficialità e inadeguatezza dell’attuale sistema della giustizia minorile,” secondo Francesco Miraglia legale della mamma. “Il bambino ha dichiarato a gran voce la volontà di stare con la mamma, come ha ribadito chiaramente anche al giudice onorario durante l’ultima udienza. Una domanda nasce spontanea: perché tutti insieme non aiutiamo questo bambino a vivere nella propria famiglia? Penso che non manchino assistenti sociali, pedagogisti, educatori ecc. che possano seguire questo bambino nella propria famiglia.”

Di fronte alla cecità delle istituzioni nei confronti di questo bambino e alla recente fuga del bambino, il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus ha deciso di indire una manifestazione davanti al Comune di Lumezzane per chiedere al Sindaco di intervenire concretamente a tutela del suo cittadino. La manifestazione si terrà il 7 maggio 2016 alle ore 11.00 davanti al municipio di Lumezzane in Via Monsuello 154.

Invitiamo tutta la cittadinanza. Chiediamo anche ai cittadini e alle famiglie della zona di denunciare qualsiasi situazione simile e/o abuso o maltrattamento psicologico da parte di psicologi e psichiatri ai danni della loro famiglia e/o dei loro figli. Sospettiamo che non sia l’unico caso.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
Sonia Manenti – CCDU gruppo di Brescia
brescia@ccdu.org – Cellulare: 348.5642869

giovane ballerina vittima di psicobaggianate

Ferrara si mobilita per la giovane ballerina

Ferrara si mobilita per la giovane ballerina

Il giudice di Roma vorrebbe costringerla a vivere in una casa famiglia, impedendole di frequentare la scuola di ballo, ma gli amici di Ferrara lanciano un gruppo Facebook con più di 2000 aderenti in soli due giorni. Sullo sfondo, perizie pseudoscientifiche e centri di accoglienza più costosi di un albergo di lusso.

FERRARA. Solo pochi giorni fa è uscita la notizia di quanto rischia di succedere a una quattordicenne di Ferrara: un giudice del Tribunale di Roma vorrebbe allontanarla dalla madre, per destinarla a una casa famiglia. Questo, oltre a negarle drammaticamente gli affetti famigliari, renderebbe impossibile la frequentazione presso la prestigiosa scuola di danza Aida di Milano, dove è stata ammessa, e probabilmente rovinerebbe il suo sogno di diventare una ballerina professionista.

Ma la gente di Ferrara non ci sta. Alcuni amici della ragazza hanno fondato il gruppo “Amici della giovane promessa ferrarese della danza” che in due soli giorni è arrivato a più di 2000 iscritti, con commenti tra l’incredulo e il furioso:

  • “Anche la danza adesso e motivo di allontanamento? Siamo davvero oltre la frutta…”

  • “Questi sarebbero da rinchiudere in manicomio sono pazzi i Servizi Sociali! Ma lasciate stare i bambini e le famiglie e andate a zappare la terra…”
  • “Sono i casini di una mala giustizia e di neuropsichiatri, figure inutili, quale professionalità? Ditemi voi a che serve e cosa cavolo fa un neuropsichiatra?”
  • “Diversi consulenti dei Tribunali minorili di Roma ma anche di Foggia, di Taranto, di Lecce, di Potenza ecc. non sono oculati, sono superficiali, impreparati e dannosi e il giudice di turno prende come verità tutto quello che hanno scritto con leggerezza”;

Decine di commenti, anche irripetibili.

La realtà supera la fantasia

Il tutto nasce da una separazione conflittuale. Il padre trasferitosi all’estero è rientrato in Italia l’anno scorso chiedendo di costruire un rapporto con la figlia ormai preadolescente. La madre acconsente senza problemi finché la figlia non inizia a mostrare avversione per le visite con il padre. Viene quindi chiamato il Tribunale e il giudice – ascoltando la ragazza – viene a conoscenza di alcuni atteggiamenti troppo morbosi da parte del papà. Viene quindi presentata una denuncia: l’incidente probatorio è fissato per il prossimo ottobre.

Come spesso succede in questi casi, il giudice richiede il parere di un Consulente tecnico d’ufficio, un neuropsichiatra infantile di Roma, al fine di comprendere meglio la vicenda. Secondo lo psichiatra, la bambina va allontanata dalla madre. La (cosiddetta) perizia è tutta un programma:

“Nessuno [degli] attori della vicenda è mai stato ricoverato in un servizio psichiatrico, né abbiamo certificazioni ed esami che ci mostrino ed evidenzino uno stato di psicopatologia dell’uno o dell’altro. D’altro canto la situazione è fortemente patologica e si trascina da circa dodici anni, ci è quindi necessario definire cosa intendiamo per patologia al di fuori, o meglio, oltre la nosografia psichiatrica.”

La nosografia è lo studio puramente descrittivo delle malattie. L’ultima frase, in parole povere, significa: ‘non ci risulta che queste persone (inclusa la ragazza) soffrano di una qualsivoglia malattia psichiatrica assodata, perciò ce la dobbiamo inventare’.

Non si tratta di un caso isolato. Uno psicologo di Trento ha scritto in una perizia che una violenza sessuale era una “mancanza di delicatezza”, mentre uno psichiatra, sempre di Trento, ha accolto un papà per una consulenza in pantaloncini e ciabatte, e in un altro caso ha diagnosticato una malattia mentale a una mamma in soli 45 minuti, facendole perdere la custodia del figlio.

Perizie pseudoscientifiche e rimborsi d’oro per i centri di accoglienza

Tutto ciò ha origine dalla discrezionalità di discipline come la psichiatria e psicologia e porta a innumerevoli abusi ed errori, come scrive sagacemente lo psicologo Giuseppe Raspadori:

“È l’unico campo, si badi bene, in cui avviene che uno «scienziato» possa permettersi il lusso di diagnosticare una patologia grave e un altro suo pari affermare che la stessa persona è perfettamente sana. Non avviene in nessun altro campo della medicina. Ma nessuno batte ciglio, o osa chiedere i danni di tanto arbitrio, o mandare tutti al diavolo.”

Forse sarebbe ora di “mandare al diavolo” queste discipline da qualsiasi ambito giuridico: molti, troppi, bambini soffrono a causa di queste valutazioni discrezionali. Per di più le famiglie o le parti meno abbienti non hanno la possibilità di difendersi adeguatamente per via dell’alto costo delle consulenze di parte – un grosso affare per i centri di accoglienza che, per ogni bambino, ricevono dallo Stato un pagamento di svariate centinaia di euro al giorno: più cari di un hotel a 5 stelle!

Pubblicato Mar, 04/08/2015 – 14:39

Fonte: https://www.ccdu.org/comunicati/ferrara-mobilita-giovane-ballerina

Caso Stella: basta psicobaggianate!

Stella: esposto all’Ordine sull’assistente sociale

imageAveva registrato di nascosto le intimidazioni dell’assistente sociale che a tutt’oggi non ha ancora trasferito la pratica impedendo di fatto le visite con la bambina.

Trento. Si sta complicando l’assurda vicenda di Stella, una bambina trentina di tredici anni che, di nascosto, aveva registrato il comportamento riprovevole dell’assistente sociale. Dopo più di un mese, la richiesta ufficiale dell’avvocato della coppia Francesco Miraglia di trasferire la pratica a Trento, dove ora risiedono i genitori, non è ancora stata accolta. Questo impedisce ai genitori di essere adeguatamente assistiti nel recupero della genitorialità al fine di accogliere la supplica incessante della bambina di tornare a casa. Ma, cosa ancor più grave, ostacola di fatto le visite della bambina, dato che l’assistente sociale, nonostante tutto quello che è successo, pretende che la famiglia faccia la richiesta a lei di poter vedere la figlia, prima di organizzare l’incontro.
Di conseguenza la famiglia è stata costretta a presentare un esposto all’Ordine degli Assistenti Sociali, con tanto di registrazione, nei confronti dell’assistente sociale. «Siamo amareggiati dell’accanimento di questa assistente contro la nostra famiglia. Noi volevamo solamente che la supplica di nostra figlia, che chiede disperatamente aiuto per tornare in famiglia, venisse ascoltata!!!» Ha dichiarato la mamma di Stella.
Secondo il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani: «Dallo studio delle carte e dall’ascolto della registrazione appare evidente che la formazione dell’assistente sociale in questione è impregnata dei principi e concetti di una certa psichiatria istituzionale e coercitiva, e la pervicacia con cui sembra avvinghiarsi a questa vicenda è tipica di questo tipo di psichiatria che vede le persone più come “pazzi” o come “famiglie disagiate” da controllare e assoggettare, piuttosto che come esseri umani da ascoltare, comprendere e aiutare.
A parere di questo assistente sociale il fatto di “essere troppo preoccupati dei problemi personali per pensare alla figlia” è una motivazione per l’allontanamento di un bambino? Oppure il fatto che un bambino “stia in braccio un po’ a tutti” è un indicatore di abuso? Invece di fossilizzarci su queste stupidaggini, dovremmo chiederci: perché la bambina supplica di poter tornare in famiglia?
Ci auguriamo che il Tribunale decida di tornare al buon senso e alla ragione. Ci auguriamo anche che le perizie e valutazioni psichiatriche e psicologiche siano rimosse dalle aule di giustizia: troppi bambini stanno soffrendo per colpa di queste psico-baggianate, è ora di capire che il re è nudo.
Chiediamo altresì all’Ordine di verificare se, oltre al caso in questione, questa assistente sociale si comporti così anche con altre famiglie!»
Ma c’è una speranza. L’assessore alle Politiche Sociali di Trento ha accolto la richiesta dei genitori di iniziare un percorso di rafforzamento della genitorialità che è già sul tavolo del polo sociale di riferimento. Della vicenda si sta occupando anche il Garante dei minori, ed è stata richiamata in due separate interrogazioni dell’onorevole Giacomo Bezzi di Forza Italia e del Consigliere Filippo Degasperi del Movimento 5 Stelle.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

Sottrarre i figli per povertà dei genitori e pagare una struttura invece che pagare i genitori e lasciare loro i figli

Vedono la figlia una volta al mese per povertà
Intervento dell’avvocato Francesco Miraglia su una famiglia povera di Trento

Gran parte dei miei clienti, si sono imbattuti altresì nel mondo della psichiatria, dei servizi sociali e delle cooperative di questo o quel colore. Sono stati costretti a constatare che gli ordini professionali dei medici, degli avvocati e dei magistrati e degli assistenti sociali sono di fatto organizzazioni sindacali a difesa dei privilegi e di vantaggi degli stessi professionisti, ben lontani da quelle persone a cui dovrebbero assicurare dignità, rispetto e giustizia.

Nell’affrontare, molte di queste situazioni, ho la sensazione di sentire sentenze già scritte, teorie accusatorie pre-confezionate di allontanamento dei minori senza un minimo di istruttoria e senza un minimo di senso logico.
Molte volte di fronte a queste situazioni, vorrei cancellare, vorrei far sparire, vorrei rubare dalle aule dei Tribunali quella ipocrita scritta la Legge è uguale per tutti.
In data 13 marzo u.s., mi rivolgevo, quale avvocato di due genitori di Trento, all’assistente sociale referente del caso, per chiedere spiegazioni sul fatto che i miei assistiti incontrassero solo una volta al mese la figlia allontanata dagli stessi genitori da più di 5 anni.
Senza tralasciare che la struttura ove attualmente è collocata la minore si trovi a più di 400 km di distanza (andata – ritorno).
Di tutta risposta l’assistente sociale rispondeva testualmente: “Lo scrivente servizio ha ricevuto in questi giorni la Sua richiesta per conto dei sig.ri, in merito alle visite della figlia. Le comunico che i tempi – una volta ogni due/tre mesi – sono dettati dall’impossibilità economica dei genitori della minore”.
Successivamente mi rivolgevo al Presidente della Comunità di Val di Non e all’Assessore delle Politiche Sociali per chiedere un appuntamento urgente sull’intera vicenda e soprattutto per l’incredibile risposta dell’assistente sociale, ma a distanza di quasi 15 giorni ancora nulla è stato riscontrato.
A questo punto, in nome e per conto dei miei assistiti sento il bisogno di rivolgermi all’opinione pubblica per sottolineare che tutti i cittadini ricchi o poveri che siano hanno il sacrosanto diritto di essere ascoltati, ricevuti e aiutati dalle istituzioni.
Sarebbe davvero grave che le stesse Istituzioni che dovrebbero essere al servizio dei cittadini facessero orecchie da mercante o peggio ancora si rendessero disponibili in base al ceto sociale.
Ancora più inverosimile è la risposta dell’assistente sociale secondo la quale una bambina di 13 anni non può incontrare i genitori perché sostanzialmente non hanno i soldi per andare a trovarla.
Ma allora mi chiedo a cosa servono i fondi distribuiti ai servizi sociali?
Perché questi genitori non vengono aiutati economicamente?
Ma soprattutto, perché si è deciso di collocare la bambina in una struttura a 250 km dalla sua famiglia?
Forse a Trento e in tutto il Trentino non ci sono comunità?
È necessario che chi di dovere risponda quanto prima a queste domande per il bene di una bambina di 13 anni che da 5 anni è stata allontanata dalla sua famiglia principalmente per la condizione economica precaria della stessa.
Ancora più grave è che tutto ciò accada in una provincia come Trento che si pone all’attenzione nazionale per come funzionano i suoi Servizi.
Sono certo che la mancata attenzione della richiesta dei miei assistiti è stata solo una dimenticanza del Presidente della Comunità della Val di Non, dell’Assessore dalle Politiche sociali e dell’Assistente Sociale perché altrimenti non possiamo che ricordarci di quanto sosteneva Manzoni nei suoi promessi Sposi: “Mal cosa nascer poveri, caro Renzo”.

Avv.   Francesco Miraglia

La Combriccola del Casale

Ricevo e pubblico

Studio Legale “Miraglia” 

Modena, 6 Dicembre 2013

Preg.mo Sig.
Direttore
Sua sede

Oggetto: Udienza Anna Giulia Camparini

         Dopo l’udienza celebrata ieri al Tribunale per i minorenni di Bologna e i vari articoli pubblicati sui quotidiani locali, sembra opportuno fare alcune precisazioni.
         Non può e non deve meravigliare che i genitori di Anna Giulia siano rimasti equilibrati e sereni pur sapendo da più di un anno dove si trovi la figlia, non deve assolutamente meravigliare che questa difesa abbia chiesto che la bambina venga ascoltata dai Giudici, naturalmente nel modo più tutelante per la stessa, non deve assolutamente meravigliare che i genitori di Anna Giulia non si arrendano all’idea che Anna Giulia diventi orfana, come del resto non può e non deve meravigliare che la tutrice abbia sostenuto che la bambina non chieda più dei genitori come non desta meraviglia il fatto che la stessa tutrice si sia opposta a che la bambina venga sentita dai Giudici del Tribunale e che abbia negato, seppur in modo balbuziente, che Anna Giulia si trovi in un posto segreto, e che ella stessa non abbia un profilo Facebook e che non faccia parte di una fantomatica “Combriccola del Casale”: “Non so che cos’è, o meglio posso spiegare ma meglio di no”
         Piuttosto quello che deve indignare l’opinione pubblica e anche le autorità giudiziarie è quanto si è fatto presente ieri all’udienza: pare che tutti i protagonisti di questa vicenda (tutrice, avvocati di controparte, presunta famiglia affidataria e altri…) facciano tutti parte della cosiddetta “La Combriccola del Casale” del resto quanto questa difesa sostiene è facilmente dimostrabile da Facebook senza contare che sullo stesso Social Network pare che girino le foto di Anna Giulia mentre va a scuola, mentre recita, mentre fa attività sportiva ecc. ….
         A questo punto mi rivolgo pubblicamente sia al Presidente del Tribunale per i Minorenni, sia al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni e alla stessa Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia, affinché si faccia chiarezza su questi presunti intrecci.
         Sarebbe davvero grave che si alimentasse quel sospetto attraverso cui gli affidamenti siano considerati un vero e proprio scippo che va ad alimentare quel vero e proprio mercato sulla pelle dei bambini anche da questa difesa più volte denunciato.
         Mi rivolgo inoltre al Ministro di Grazia e Giustizia per invitarlo ad inviare gli ispettori del Ministero presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna affinché si accerti su come siano stati gestiti in passato affidamenti e adozioni e faccia chiarezza su tutti quegli affidamenti e su tutte quelle adozioni che si presentano come veri e propri scippi non solo ai danni dei bambini stessi ma anche di intere famiglie.
         Sin da adesso tutta la documentazione riferita alla cosiddetta Combriccola del Casale è a disposizione sia delle Autorità giudiziarie e sia eventualmente dello stesso Ministro di Grazia e Giustizia.

Avv. Miraglia

41124 Modena Via Rainusso n° 144
Tel 059 822698 Fax 059 3366455
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Vale più un chilo di bambino che un chilo di eroina?

COMUNICATO STAMPA
sulla campagna di marketing della Fondazione L’Albero della Vita
Vale più un chilo di bambino che un chilo di eroina?

Con riferimento alla campagna sociale della Fondazione L’Albero della Vita a sostegno dei bambini allontanati dalle proprie famiglie poiché vittime di violenze, abusi e maltrattamenti, in corso dal 21 ottobre u.s., siamo a rappresentare quanto segue:

  • secondo gli ultimi dati ufficiali, sono circa 39 mila i bambini tolti alle loro famiglie dai Tribunali
  • 16 mila di loro sono ospitati in case d’affido e comunità protette, e il fenomeno da anni è in forte crescita (gli altri 23 mila sono affidati al servizio sociale, il 63% di questi sono stati destinati a nuova famiglia)
  • solo il 30% dei bambini in struttura è allontanato a causa di violenze, abusi e maltrattamenti (ca. 4.800 bambini), per gli altri 11.200 il provvedimento arriva a causa di conflittualità tra i genitori, inidoneità genitoriale o indigenza della famiglia di origine.

Ci preme sottolineare che consideriamo queste cifre di straordinaria gravità, pertanto abbiamo sollecitato un’interrogazione parlamentare in sede europea.
Giova rammentare che l’Italia costituisce una triste eccezione nel panorama continentale, in cui le cifre sugli allontanamenti dei bambini sono in media cinque volte inferiori (8 mila in Germania e 7.700 in Francia).
Ma per comprendere davvero la fenomenologia di questa crescente istituzionalizzazione selvaggia è indispensabile dotarsi delle percentuali giuste e aggiornate sulle effettive ragioni da cui scaturiscono gli allontanamenti e offrirne una rappresentazione scrupolosamente accurata.
Abbiamo contattato L’Albero della Vita per chiedere conto delle informazioni e delle cifre da loro diffuse che affermano l’abuso ed il maltrattamento di 32.000 bambini e che per tale motivo necessitano dell’allontanamento dalla famiglia d’origine con il ricorso all’istituto della “casa-famiglia”. Ciò in favore dell’ennesima campagna per raccolta fondi con dati inesatti volti ad affermare la necessità di aiuto ad istituti che indirettamente (o direttamente) alimentano il mercato degli allontanamenti. Non abbiamo ottenuto risposte.
Invitiamo tutta la cittadinanza a fare altrettanto telefonando al numero 0290751517 o scrivendo all’indirizzo comunicazione.fondazione@alberodellavita.org.

Cresco a casa · info@crescoacasa.com · Trento, Trentino-Alto Adige 38121 · Italy